Un ricordo del Prof Edoardo Boncinelli
Prof Antonio Simeone Direttore ff IGB
Il 20 luglio, 2025, il professore Edoardo Boncinelli (per gli amici e conoscenti più stretti: Dado) si è spento a seguito del peggioramento irreversibile di una lunga malattia.
Per chi lo ha conosciuto e soprattutto per chi ha lavorato con lui, la sua scomparsa crea un profondo vuoto.
Per i più giovani che non lo hanno conosciuto, Dado si laurea in Fisica presso l’Università di Firenze con una tesi sperimentale in elettronica quantististica, con relatore il Prof. Toraldo di Francia; Dado approda nel 1968 all’Istituto Internazionale di Genetica e Biofisica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), oggi Istituto di Genetica e Biofisica "A Buzzati-Traverso" (IGB), prima come borsista e dal 1971 come ricercatore fino al 1992 quando nel ruolo di Dirigente di Ricerca si trasferisce a Milano presso l’Istituto San Raffaele dove dirige il laboratorio di Biologia Molecolare dello Sviluppo. Sebbene sia difficile menzionare tutti gli incarichi ed onorificenze ricevute, ricorderò che Dado ha svolto a Napoli una intensa attività didattica che lo ha visto Professore di diversi Corsi Universitari tra cui quello in Genetica di Popolazioni e poi presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia quello in Genetica Umana; è stato poi Direttore della Scuola Internazionale Superiore degli Studi Avanzati di Trieste (SISSA), Professore presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Nominato membro EMBO nel 1988, riceve nel 2005 proprio dall’EMBO l' Awards per la Comunicazione nelle Scienze della Vita; nel 2016 gli viene conferita dall’Università di Palermo la Laurea Magistrale honoris causa in Scienze Filosofiche.
Dado era un affabulatore dotato di una cultura vastissima che si nutriva di una profonda conoscenza della Biologia ma anche della Filosofia, della Psicologia e della Cultura Classica che usò per alimentare non solo la sua attività scientifica ma anche il suo genio letterario e la sua enorme e naturale capacità divulgativa. Ricordo un breve aneddoto che mi riguardò all’inizio della mia attività di laboratorio; dopo un mio fallimentare “journal Club”, Dado mi spinse a studiare l’ "Ars Oratoria" di Cicerone in modo che conoscessi i principi fondamentali di un oratore. In seguito mi servì moltissimo.
Presso l’IGB trascorse certamente uno dei suoi periodi più eccitanti e ‘divertenti’ come recentemente ebbe a sussurrarmi. Io mi unii al suo gruppo alla fine del 1979 quando Dado condivideva il laboratorio con Franco Graziani e studiavano la genetica e la biologia molecolare dei geni Ribosomiali della Drosofila (il moscerino della frutta) ed un particolare fenomeno di amplificazione dei geni ribosomiali a cui era stato dato il nome di Magnificazione.
Successivamente, Dado si mise in proprio ed io lo seguii; dopo un paio di anni quando il gruppo si era arricchito della presenza di Maria Pannese, Anna Stornaioulo, Dario Acampora, Maurizio D’Esposito, Antonio Faiella, Antonello Mallamaci, Massimo Gulisano e Vincenzo Nigro accadde un evento che diresse in un certo modo il destino scientifico di Dado, del sottoscritto e degli altri membri del gruppo. Infatti, Dado incontrò all’aeroporto di Denver Walter Gehring, un grande scienziato anch'egli Drosofilista che aveva appena identificato un frammento di DNA, detto homeobox. L'Homeobox era una caratteristica molecolare comune a tutti i geni omeotici cioè a quei geni che in Drosofila (un invertebrato) controllano lo sviluppo corporeo. Il Prof Gehring ci spedì due sonde contenenti l’omeobox di due geni omeotici di insetto. Ricordo che al tempo non si sapeva neppure se realmente esistevano i geni omeotici nei vertebrati e figuriamoci nei mammiferi incluso l’uomo. Per quanto oggi può sembrare “semplice” si trattava di una sfida che nessuno aveva precedentemente affrontato.
Con queste due sonde Dado poteva finalmente affrontare l'interrogativo che allora più lo affascinava e che aveva studiato in dettaglio nei precedenti tre anni: esistono geni con l’homeobox nei mammiferi? Io ebbi la fortuna/occasione di testare sperimentalmente l’ipotesi ed il risultato arrivò alle 3,30 di notte del 27 Dicembre 1984; avevo sequenziato 4 cloni di una genoteca umana composta da copie di RNA messaggero (detto cDNA). I geni contenenti l’homeobox esistevano anche nell’uomo indicando una eccezionale conservazione evolutiva e funzionale con gli invertebrati. Seguirono mesi e anni di intenso, eccitante e motivante lavoro (i giorni duravano troppo poco e 24 ore non erano abbastanza). Principalmente svolto dai colleghi di gruppo sopra menzionati giunsero altri importanti risultati. Tra questi l’ identificazione di tutti e 39 i geni contenenti l’homeobox che definivano i 4 complessi Hox, a loro volta regolatori della morfogenesi delle strutture corporee lungo l’asse antero-posteriore.
Nel mondo tanti gruppi diretti da scienziati di grande spessore interagirono e lavorarono in parallelo ognuno sul proprio organismo di interesse per rispondere a questioni fondamentali che governano le basi dello sviluppo corporeo di un organismo ed il gruppo di Dado era tra quelli di maggiore considerazione. All’alba della scoperta degli omeogeni che controllano lo sviluppo del cervello all'IGB, Dado si trasferì a Milano con diversi membri del laboratorio ed io rimasi a Napoli con Dario Acampora. Da allora le nostre vie scientifiche si separarono e quella di Dado al CNR si concluse; ma il contributo alla ricerca e la passione che la alimentava rappresentano un’eredità unica che si aggiunge a tutte quelle che ci ha lasciato e per le quali siamo orgogliosi ed al contempo tristi per la sua scomparsa.