Le staminali sono arrivate in questi giorni a occupare il centro dell'attenzione dell'opinione pubblica grazie al caso della piccola Sofia, la bambina affetta da leucodistrofia metacromatica e trattata secondo il metodo del dott. Vannoni, alla quale il tribunale di Firenze aveva imposto uno stop delle cure. Davide Vannoni è il fondatore della onlus Stamina Foundation e depositario del cosiddetto metodo Stamina, ovvero la somministrazione a scopo terapeutico di staminali come cura contro malattie degenerative. Un metodo del quale però non esiste protocollo vero e proprio, né alcuna conferma scientifica, e sul quale già lo scorso novembre una commissione voluta dal ministero della Salute era intervenuta, dichiarandolo potenzialmente pericoloso. La sospensione delle cure per la piccola Sofia ha scatenato un tam tam mediatico, grazie anche alla trasmissione Le iene e a una lettera scritta da Adriano Celentano al Corriere. In seguito a questi interventi, a Sofia è stata autorizzata la continuazione delle cure, mentre tredici esperti di fama internazionale hanno scritto una lettera al Ministro della Salute, Renato Balduzzi, nella quale si dichiarano perplessi e affermano che “sembra questo uno stravolgimento dei fondamenti scientifici e morali della medicina, che disconosce la dignità del dramma dei malati e dei loro familiari. Una condizione che abbiamo presente e che ci motiva moralmente ed empaticamente a produrre e garantire risultati attendibili, visibili e pubblici, senza i quali nessuna ipotesi diventerà mai cura”. In occasione di Unistem, la giornata dedicata alle cellule staminali, abbiamo intervistato sul tema il Prof. Francesco Di Virgilio, docente di patologia clinica dell'Università di Ferrara.