Continua la polemica sulla vicenda Human Technopole, con strascichi non sempre costruttivi e con le prevedibili strumentalizzazioni. Segnalo (e allego) a questo proposito un articolo di Gianni Barbacetto sul Fatto Quotidiano dello scorso 8 Maggio: “Per il dopo-Expo la bufala dell’elisir di lunga vita”. L’articolo parte da giuste premesse: chiedere maggiore trasparenza sulle ragioni fondanti e sui criteri di individuazione degli artefici del progetto Human Technopole, visto che si tratta di un corposo investimento di denari pubblici, ma giunge a conclusioni sbagliate utilizzando toni pesantemente allusivi e vagamente diffamatori nei confronti di Pier Giuseppe Pelicci, apparentemente uno degli ideatori del progetto HT. Secondo Barbacetto, il curriculum scientifico di Pelicci “… si riassume in quattro parole: elisir di lunga vita”. L’articolo è a mio modo di vedere un esempio illuminante di disinformazione: si induce il lettore a pensare che uno scienziato di dubbia fama che utilizza strumentalmente i propri risultati, “bombandoli” (cit.) attraverso i media per ottenere “lustro e carriera”, è poi coinvolto in un’iniziativa del governo attuale che, viste le premesse, ha lo scopo neppure troppo recondito di abbagliare i cittadini Italiani con “bufale” pseudo-scientifiche, ovviamente per sordidi fini elettoralistici. Pier Giuseppe Pelicci non ha certo bisogno di difensori pubblici che dimostrino come la sua intera carriera scientifica sia un esempio non solo di rigore metodologico ma anche di dedizione al trasferimento dei risultati verso l’applicazione clinica, al fine di ottenere un generale miglioramento della qualità della vita. Spiace però constatare che ancora una volta la scienza, la buona scienza, e il metodo Popperiano e neo-positivista che la alimenta attraverso la ricerca - condivisa mediante la comunicazione e la pubblicazione dei risultati - della falsificazione delle ipotesi, possa essere distorta e male interpretata quando viene divulgata, sia da operatori dei media, come Barbacetto, sia, talvolta, da noi stessi. Esercitiamoci a spiegare a qualche nostro amico o conoscente interessato ma scientificamente non erudito, e magari anche al giornalista del "Fatto", che differenza esiste tra falsificazione dell'ipotesi e falsificazione del dato...
Nel frattempo un sottogruppo dei firmatari dell’appello al primo ministro, di cui diamo conto in una news precedente, ha inviato autonomamente una “correspondence” a Nature (pubblicata nel numero del 12 Maggio) in cui intende ribadire la anomalia del “caso” Human Technopole. Alleghiamo anche questo articolo.
Infine, un recentissimo e illuminante intervento al Senato del Senatore a vita Napolitano invita il governo a chiarire pubblicamente le scelte fatte nella programmazione di Human Technopole, a speigare il ruolo che i vari protagonisti dovrebbero avere ed eventualmente a tornare sui propri passi, qualora fosse evidente che esistono strategie alternative di individuazione e di selezione dei progetti cui affidare un così corposo investimento pubblico.
La saga continua e non mancano i segnali di un prevedibile atteggiamento auto-lesionista da parte della nostra comunità. La speranza è che le proposte costruttive - che pure sono arrivate numerose - e i richiami alla trasparenza e ad una maggiore attenzione al nodo dei conflitti di interesse si affermino, nell'interesse generale.
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